Il Marchigiano; la poesia dimenticata di Giorgio Umani

Nicoletta Maggi, acquarello

Sotto a una pila di vecchie carte, cartoline antiche e foto di paesi di tanti anni fa, in un cassetto di una scrivania oramai stracolmo fino ai bordi, spunta un foglio di carta formato A4 ripiegato. La scrivania è quella del professor Mario Maggi che è stato medico veterinario, storico, collezionista di armi antiche e giornalista.

“Vedi questo foglio – esclama mentre lo apre orgoglioso in una mattina di parecchi anni fa – leggi bene, c’è una bella poesia di un poeta marchigiano. Leggila!” E’ contento perché, nonostante l’apparente confusione di scartoffie, è riuscito a trovare quella poesia come fosse catalogata nei migliori archivi di un’università. Col suo spirito da collezionista conservava, con gran cura, quel pezzo di carta consumato con su scritto a macchina una poesia, oramai sbiadita dagli anni. E’ di un poeta marchigiano, quasi sconosciuto nonostante la grandezza. Me la regala.

La poesia si intitola Il Marchigiano. A distanza di anni la rileggo. Sa descrivere alla perfezione il carattere, i pregi e i difetti degli abitanti delle Marche. L’operosità, la modestia e la creatività.

Il poeta marchigiano, Giorgio Umani, ne decanta i talenti senza però omettere anche qualche difetto. Celebra la bellezza di questa regione. “…il Conero e Portonovo/il Furlo, Frasassi/il Palazzo d’Urbino/e il Cappellone di Tolentino!…persino Maria Santissima…è venuta di casa a Loreto! “…ti chiami Gentile/ e ti chiami Raffaello/canti e sei Gigli/…che tu del ceppo/che diede il Bramante/che diede Spontini, Leopardi, Rossini…”

Scopro in seguito che Giorgio Umani è stato un poeta e saggista, testimone del ‘900, nativo di Cupramontana nel 1898 e morto in Ancona nel 1965.

Ingiustamente Giorgio Umani, da molti anni, è un poeta quasi dimenticato, soprattutto dai suoi corregionale che, in realtà, dovrebbero con orgoglio rivendicarne la bravura. E’ stato un avvocato, autore sia di opere letterarie che scientifiche. Scrittore di oltre cinquanta testi in prosa e poesia. La sua bibliografia è arricchita da pubblicazioni filosofiche. Oltre ai volumi di poesie, ha pubblicato diversi romanzi e qualche studio di tipo scientifico.  In “L’ineffabile orgasmo” (1953) è contenuta la sua lirica Il Marchigiano.

Il testo malinconico e, solo all’apparenza semplice, è da leggere con attenzione e da mostrare a tutti quelli che non lo conoscono ancora.

 

Il MARCHIGIANO di Giorgio Umani, 1953

O Marchigiano
f
ormica d’Italia
che mangia per mezzo
e lavori per tre
che stringi la cintola
al ventre
e non tendi la mano.

O Marchigiano
parente
povero di ogni vicino
che accetta il tuo grano
che apprezza il tuo vino,
poi passa sdegnoso
lontano;
non c’è nessuno
che t’offre un caffè
ma tutti lo sanno
qual è la tua porta
se c’è da gradire
un boccone da te.

O Marchigiano
soldato forte
duro al lavoro
e duro alla battaglia
scalar le vette
dormir sulla paglia
è la tua sorte,
e, se vinci la morte,
tornare al paese
e non chieder medaglia.

O Marchigiano
ingegno sottile
scusso d’argento
e ricco a talento
pigli il pennello
e ti chiami Gentile
e ti chiami Raffaello
canti e sei Gigli,
pure c’è un’arte
che tu, del ceppo
che diede il Bramante
che diede Spontini,
Leopardi, Rossini,
non saprai mai:
vendere bene la merce che hai.
Tu dove gli altri si fanno avanti
a furia di gomiti
a furia di spinte
sai solo l’arte
di farti da parte,
sai solo il modo
di star tra le quinte;
tu sempre pronto
a cedere il passo
sempre disposto
a coprire di fiori
i padreterni che vengon da fuori.

O Marchigiano
se fossero lire,
volere e capire,
saresti nato banchiere,
perché nell’orto
del forestiero
pigli per lauro
anche il rovo,
tu che hai tra le rose
del tuo giardino
le cose più belle del mondo:
il Conero e Portonovo
il Furlo, Frasassi,
il Palazzo d’Urbino
e il Cappellone di Tolentino!

Dico! Ma se persino
Maria Santissima
appena in segreto
ebbe dato
uno sguardo al creato
è venuta di casa a Loreto!

O Marchigiano
che a tavola
mentre i fratelli divorano
pare che chiedi scusa
di respirare
come t’avessi
da far perdonare
il tozzo che rosicchi
hai voglia
a sbattezzarti “Piceno”
tu sarai sempre
il Marchigiano
quello che tira il carretto
quello che da soldato
portò sempre (lui solo)
lo zaino affardellato;
quello che porta il peso
e non se ne dà per inteso
quello per cui non c’è posto
non c’è fumo né arrosto.

O Marchigiano
pio e strafottente
buono a far tutto
e pago con niente,
ma come è brutto
che quando un paesano
si fa un po’ di nome
e comincia a salire
tu che dovresti
dargli una mano
sei sempre il primo
e l’ha da colpire,
sia sempre quello
che gli ha da far guerra
e sotto i piedi gli scava la terra.

O Marchigiano
formica d’Italia
tutti di casa sono ottimi
per lavorare
nessuno di tanti val niente
per farsi pagare
ma tu
il più italiano di casa
quello nato per fanteria
che suda
digiuna, si stringe
la cintola in santa allegria,
quello che mai, non protesta
e mai non domanda
resterai sempre il Marchigiano
quello che ingrassa il maiale
per tutti
e si ciba di ghianda.

GIORGIO UMANI poeta, scrittore, avvocato entomologo (1898-1965)

 

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Nicoletta Maggi è interprete simultanea e giornalista. Risiede nelle Marche, ma lavora da molti anni a Roma come addetto stampa. Ha lavorato in Inghilterra e in Germania.