FIGLIE DEL FUTURISMO: Ala Marinetti e Carla Tulli

Carla Tulli e Ala Marinetti

Ala Marinetti e Carla Tulli un secolo dopo gli albori del Futurismo. L’ incontro in un bar a Roma 81 anni dopo quello dei loro celebri padri: Filippo Tommaso Marinetti e Wladimiro Tulli

Midnight’s Children, (Figli della mezzanotte), il romanzo di Salman Rushdie, famoso in tutto il mondo e vincitore di diversi premi internazionali, aveva raccontato di certi poteri speciali conferiti a tutti quei bambini nati allo scoccare della notte del 15 Agosto. E questo successivamente al 15 agosto del 1947, anno dell’indipendenza dell’India.

Ala Marinetti e Carla Tulli sono anche loro delle figlie speciali. Nate in un periodo particolare da due padri altrettanto straordinari. Sono le figlie di Filippo Tommaso Marinetti e Wladimiro Tulli. Le figlie del Futurismo.

Manifesto del Futurismo di Marinetti su le Figaro

Il primo, Filippo Tommaso Marinetti, (22 dicembre 1876-2 dicembre 1944), è l’indiscusso ideatore e fondatore della corrente del Futurismo con il manifesto del Futurismo, pubblicato sul giornale francese Le Figaro il 20 febbraio del 1909. Famoso a livello internazionale, in tutta Europa e in Russia. Sue furono le massime teorie. Celebri le poesie, gli interventi e gli scritti. Un istrione che con il suo carisma incoraggiò molti scrittori e letterati ad inseguire le proprie inclinazioni. Un grande mecenate che aiutò con i suoi fondi personali diversi giovani artisti futuristi. Pittori, scultori e poeti.

Molti hanno scritto che sua fu la prima intuizione di internet. Aveva sognato un sistema che potesse unire tutto il mondo nello spazio di brevissimo tempo. Una connessione velocissima e dinamica. Allora non erano in possesso dei mezzi e delle tecnologie avanzate per sviluppare un tale progetto. L’idea sì però. Fu sua – sostengono in diversi. Aveva scritto nel Manifesto futurista:”Il Tempo e lo Spazio morirono ieri…”, alludendo al fatto di far decadere l’idea di tempo e spazio. Facebook, Twitter, i social, tutti quei programmi che collegano il mondo intero al tempo di un click, si sono realizzati molti anni dopo, come fantasticato da Marinetti.

Tulli, Se ti affacci alla finestra Silvia, 1942, olio su tavola

Wladimiro Tulli, di Macerata, (4 settembre 1922-28 Febbraio 2003), è stato un pittore appartenente al secondo futurismo. Anche lui istrionico, al quale Ungaretti dedicò una poesia nel 1961. Il 29 giugno del 1937, ancora studente all’istituto tecnico commerciale, ascolta per la prima volta a Recanati un intervento poetico di Filippo Tommaso Marinetti su Giacomo Leopardi e ne rimane da subito folgorato. Si avvicina al Gruppo Futurista “Umberto Boccioni” di Macerata nel 1938. Tulli scopre la sua vocazione artistica nella pittura iniziando così la sua carriera, grazie a Marinetti. Tulli, nelle sue opere pittoriche, subirà l’influenza del poeta Giacomo Leopardi. Molti dei suoi quadri, soprattutto quelli raffiguranti i temi principali delle liriche leopardiane, si trovano nella pinacoteca del Centro Nazionale di Studi Leopardiani di Recanati.

Ala Marinetti e Carla Tulli, le figlie, vivono entrambe a Roma. Sono le figlie vere del Futurismo. Cresciute all’ombra di due padri geniali. Due giganti. Senza farsi schiacciare dalle personalità predominanti, hanno saputo sviluppare, ognuna a sua maniera, delle abilità particolari, quasi come quelle descritte egregiamente da Salman Rushdie. Le figlie della mezzanotte. Eredi di quel passaggio brusco dall’immobilismo ottocentesco ad una nuova luce, all’alba della modernità. Il futurismo fu la maggiore rivoluzione culturale di tutta Europa. Niente fu più lo stesso. Di colpo taglia i ponti con l’arte figurativa e l’immobilismo dell’ottocento. Basta con le immagini sacre, le nature morte ed i ritratti di damine romantiche. Va oltre l’impressionismo. Si manifesta irruento in vari campi: pittura, architettura, letteratura e poesia. Esiste pure una cucina futurista.

Marinetti, La cucina futurista

Ala Marinetti contiene già insito nel suo nome una poesia. L’ala di un uccello che volteggia libero nel cielo. Le sue sorelle sono state chiamate Luce e Vittoria, nomi anch’essi molto futuristi. Dinamismo, velocità ed ottimismo. Il volo. Di un uccello o di un aereo. L’aeropittura. L’aeromusica. Tutti simboli del futurismo. E’ una signora elegante, colta, intelligente e piena di vita. “Bisogna sempre guardare al futuro – spiega – anche a 80 anni. E’ questo il senso del futurismo. Poi, si deve essere sempre ottimisti e fiduciosi altrimenti non si mettono in luce le nostre doti migliori. La creatività”.

Carla Tulli è un affermato architetto ed esercita la sua attività perlopiù a Roma.  In passato si è occupata di opere pubbliche. Ora segue le ristrutturazioni. Opera sua sono gli interni delle case più prestigiose della capitale e del centro Italia. Eleganti ma con quel tocco estroso. E’ una donna dai gusti e dall’abbigliamento minimalisti. Molto colta anche lei e sicura della sua professionalità. Cosa le accomuna? La forza, la cultura ed una visione del mondo estremamente aperta e vivace. Hanno viaggiato, conosciuto gente molto influente, respirato arte e poesia fin dalla più tenera età. “A casa mia, da piccola, venivano personaggi del calibro di Pirandello – racconta Ala con estrema naturalezza. Allo stesso tempo sono entrambe moderne e dinamiche. Indipendentemente dall’età.

 

Carla Tulli e Ala Marinetti

Venerdì 18 maggio 2018, si conoscono per la prima volta. L’incontro avviene alle 11:30 in una mattinata soleggiata in un bar alle spalle del Pantheon. Ho l’onore di organizzare l’appuntamento, visto che conosco entrambe. Carla è una mia amica di vecchia data. Tutt’e due dalle Marche, mi ha spesso accompagnata pazientemente per le vie di Roma alla ricerca disperata di una casa. Ala è una mia conoscenza più recente, ma profonda fin dal primo momento. Ogni volta che la incontro, mi inonda di consigli di vita e di ottimismo. Mi rimprovera di aver studiato Marinetti solo a scuola. “Non basta – taglia corto – nelle scuole insegnano poco, ti devo dare dei libri da leggere su mio padre”. Mi parla spesso del grande amore di suo padre per sua madre. Delle poesie romantiche che Marinetti dedica a quella moglie bellissima e molto più giovane di lui, la pittrice e scultrice Benedetta Cappa che lavorava nello studio di Balla. Le poesie a Beny. O Beny. Acqua benedetta! Biancospino caro…O Beny, acqua benedetta, caduta dalla luna…Per lei aveva saputo rinunciare agli anni di libertinaggio per diventare un marito ed un padre amorevole.

 

Appena si incontrano si salutano con calore. E’ la prima volta che si vedono ma, come è logico che sia, parlano da subito la stessa lingua. L’approccio è diretto ed informale. Futurista. Ci sediamo ad un tavolo e loro due iniziano una conversazione molto emozionante. Parlano dei loro padri e delle persone che hanno conosciuto in comune da giovani. Tutti futuristi e famosi. E’  una profonda dissertazione di storia dell’arte superiore a qualsiasi altra lezione accademica.

Carla Tulli e Ala Marinetti

“Mio padre è diventato un pittore affermato grazie a Marinetti – spiega un’emozionata Carla Tulli. Era un ragazzo molto giovane e sentiva qualcosa dentro che doveva esprimere. Veniva da una famiglia per niente benestante. Poi quell’incontro – prosegue – va per caso ad un convegno su Leopardi a Recanati tenuto da Marinetti e gli si apre un mondo. Rimane folgorato da quella personalità eclettica e rivoluzionaria. Capisce la sua vocazione. Fa parte della seconda parte del futurismo”.

Carla continua il suo racconto: ”Non aveva soldi, solo tante idee. Poi un giorno decide di andare a Roma a casa di Marinetti in piazza Adriana. Gli chiede dei soldi per poter realizzare un progetto artistico. Lui senza esitazione glieli dà. E’ grazie a Marinetti che mio padre è diventato quello che è diventato”.

 

Tulli pour Giacomo. Raccolta. Centro nazionale di Studi Leopardiani

Ala Marinetti, elegantissima, ascolta concentrata, poi esplode in tutta la sua vitalità, è un torrente in piena: “Se mio padre ha deciso di investire i suoi soldi in quel giovane, significa che ne aveva intuito il talento. Lui era molto benestante ed altrettanto generoso. Pensa che voleva istituire una banca per gli artisti”. Poi prosegue con mille aneddoti e gli insegnamenti che le erano stati ripartiti. “Mio padre andò a scuola ad Alessandria d’Egitto con Ungaretti e due degli altri studenti divennero addirittura premi Nobel. Per lui la cultura era fondamentale – e poi – era così affettuoso con noi figlie. Mi ha chiamato Ala dedicandomi una poesia. Dovevo essere l’ala dolce di una colomba, ma al tempo stesso l’ala forte di un aereo che oltrepassa ogni avversità. Quando in casa arrivavano delle grandi personalità però, noi bambine dovevamo andare in un’altra stanza con la cameriera, non potevamo essere presenti. Ci difendeva sempre per le nostre marachelle. La nostra tata tedesca voleva licenziarsi perché noi le mettevamo i nervi a dura prova. Del tipo che nascondevamo degli spilloni nel suo cuscino. Mio padre candidamente le replicava:” ma che avranno mai fatto di male? Bambine? Mettetevi i cappottini ed andate ad incendiare la stazione!”- ricorda divertita.

 

“Era tanto aperto mentalmente quanto convenzionale nell’educazione di noi figlie”. Qui la interrompe la Tulli:”Anche il mio era così. Con me che sono stata l’unica figlia è sempre stato autoritario. Quando ho deciso di fare architettura a Roma, trasferendomi dalle Marche, non mi ha più parlato per sei mesi. Poi però ha sempre continuato a darmi dei consigli :”l’università non serve a niente  – ripeteva – ma è importante che tu scelga la migliore e che la faccia lo stesso  seriamente!”

Sono due donne felici di essersi trovate. Parlano di Boccioni, Balla, Carrà e degli altri importanti futuristi come se parlassero di normali conoscenze. Di Enrico Prampolini che frequentavano entrambe.

“Secondo me le cose più importanti da fare per uno stato sono le opere sociali – dichiara con convinzione Ala Marinetti – subito dopo vengono quelle culturali però. Mio padre ha scritto tanti libri. Consiglio la lettura di Al di là del comunismo. Lui leggeva sempre. Leggeva di tutto. Per questo poi è stato in grado di dar vita ad un movimento culturale che ha scosso tutta l’Europa. Una vera rivoluzione. Per il suo dinamismo dirompente lo chiamavano caffeina d’Europa. Non si è improvvisato dall’oggi al domani, era preparatissimo, aveva preso la seconda laurea in giurisprudenza a Pavia poi per far contento il padre che era un affermato avvocato ad Alessandria d’Egitto. Viaggiava molto per imparare. Trascorse molti anni a Parigi. Andava spesso in Russia. I soldi andavano spesi per l’arte, per i poeti, per gli scultori e per i letterati. Finanziava I poveri artisti che a quel tempo mangiavano un giorno sì e l’altro no. Poi quando mia madre preoccupata gli chiedeva cosa avrebbe lasciato in eredità a noi figlie se andava spendendo tutto così, le rispondeva semplicemente che alle figlie sarebbe bastato avere il suo cognome: Marinetti. Sarebbe stato quello il suo lascito”.

Ala Marinetti continua i suoi racconti sempre più appassionata. Dopo quasi due ore decide che è tempo di tornare a casa per la colazione. Ci lascia a malincuore invitandoci ad andare nei prossimi giorni a casa sua. Le due donne si abbracciano affettuosamente felici. “A presto”- saluta Ala. “Sono contenta di averti conosciuta” – le risponde Carla.

Ora anche Ala e Carla sono diventate amiche e cominceranno a frequentarsi. Nell’accomiatarsi Carla mi dice: ”non capisco come una donna colta come Ala Marinetti non sia considerata come una risorsa dal mondo culturale e dai critici d’arte. Con il suo spessore, dovrebbe essere ascoltata. Sono proprio contenta che me l’hai fatta conoscere. Grazie!” E se ne va raggiante.

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Nicoletta Maggi è interprete simultanea e giornalista. Risiede nelle Marche, ma lavora da molti anni a Roma come addetto stampa. Ha lavorato in Inghilterra e in Germania.