IA vs piccioni viaggiatori: perché l’intelligence cinese investe in piccioni viaggiatori. Esemplari addestrati sul mercato a 20 mila sterline circa l’uno

Esercito Popolare di Liberazione cinese
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Da una parte l’intelligenza artificiale. Per la prima volta Papa Francesco al G7 a Borgo Egnazio in Puglia, a metà giugno, interverrà sulla materia “Rome Call for AI Ethics”. La regolamentazione dell’intelligenza artificiale anche al centro dell’agenda del governo e del Parlamento. Lo sviluppo tecnologico va visto come una grande opportunità. Creare il suo recinto con una serie di regole più complicato. Se verranno approvate delle limitazioni, di certo non si potranno estendere agli stati che non le rispettano, come quelli canaglia. Arrivare a noi attraverso loro non è poi così complicato. E magari appropriarsi delle nostre identità digitali. Come fermare un’onda a mani nude.

Ora il mondo è regolato dalle tecnologie più sofisticate, popolato da droni, robot, computer quantistici. E il deep web. Un clima da fantascienza.

D’altro lato però il revival, da diversi anni, dell’uso dei piccioni viaggiatori nelle trasmissioni dei dati sensibili. Sembrerà un paradosso, ma in un mondo ipertecnologico, l’utilizzo di questi volatili per le comunicazioni più riservate sta tornando in voga. Tra i maggiori fruitori, la Cina che in fatto di tecnologie è sempre stata all’avanguardia.

Un piccione viaggiatore addestrato

Il piccione viaggiatore è un piccolo e umile volatile dallo sguardo inconsapevole che sembra sempre all’oscuro di tutto. In realtà è il contrario. Forte, resistente, intelligente. Ha un eccellente senso dell’orientamento che lo fa sempre planare dove è realmente atteso. Ha una specie di bussola interna che non lo fa mai smarrire. Arriva sempre puntuale. Per essere addestrato impiega poco tempo. Gli allevatori gli danno le istruzioni invogliandolo con del cibo usato come incentivo. Cambiargli il percorso è semplice, mutandogli il mangiare.

Ampiamente utilizzato nei secoli in tutto il mondo sin dai tempi dell’Impero Romano due mila anni fa. I cinesi pare abbiano iniziato ad allevarli come ‘comunicatori’ sin dal 772 a.C.. E gli arabi e gli indiani li usarono nei loro viaggi lungo la Via della Seta.

Inutile rievocare la loro importanza nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale da tutte le nazioni coinvolte. In Francia a Lille nel 1936 un monumento fu dedicato ai piccioni viaggiatori, più di 20 mila, caduti a difesa della patria durante la Prima Guerra Mondiale.

Monumento dedicato ai piccioni viaggiatori a Lille, Francia

Con l’avvento delle nuove tecnologie informatiche e digitali, i piccioni viaggiatori sono un po’ finiti nell’oblio soppiantati dai nuovi mezzi di comunicazione. Guerra informatica, cyber warfare per condurre operazioni militari o di intelligence. Questi vivaci volatili furono relegati in paesi come la Cina per mere competizioni sportive. O usati in maniera clandestina. Per tali motivi venivano allevati.

Da qualche anno però l’intelligence militare di un paese ipertecnologico come la Cina, ha fatto un enorme passo indietro. O avanti, dipende dai punti di vista.

L’esercito cinese sta creando una squadra di aviazione di 10 mila piccioni viaggiatori. L’Esercito Popolare di Liberazione cinese, il PLA si sta attrezzando con tecniche di comunicazione vecchio stile. Gli Stati Uniti avevano fatto delle normali esercitazioni con i piccioni. Ma la Cina, tra i miliardi di dollari in nuove spese destinate alla difesa, come per il velivolo stealth, ne ha stanziati per quello che la televisione di stato cinese chiama un ‘esercito di piccioni di riserva’.

L’esercito cinese

Nel 2020 sono stati acquistati 10 mila piccioni militari dall’Esercito cinese con la motivazione di rafforzare la propria capacità di comunicazione interna nell’eventualità che i metodi più moderni di comunicazione diventassero improvvisamente, per qualche motivo, inutilizzabili. Secondo The China State Media, i piccioni sono addestrati da un’unità speciale dell’Esercito Popolare di Liberazione nella città di Chengdu.

“Questi piccioni militari saranno chiamati principalmente a condurre missioni militari speciali tra le truppe di stanza nei nostri confini terrestri o oceanici” – ha dichiarato l’esperto militare cinese Chen Hong alla televisione di stato China Central Television (CCTV). “Nella guerra moderna, il piccione è indispensabile – ha aggiunto – ci sono così tanti piccioni militari quanti sono i soldati nell’esercito svizzero, ad esempio”.

Chen Chuntao, l’ufficiale responsabile per ‘l’esercito’ dei piccioni ha affermato che i volatili sono: “il mezzo più pratico ed efficace nelle distanze brevi e medie per le comunicazioni se insorgono interferenze elettromagnetiche o un crollo dei nostri segnali”. L’unità contava qualche centinaia di piccioni ed era utilizzata per la trasmissione con le basi cinesi nelle isole del Mare Cinese Meridionale.

I piccioni militari – così amano chiamarli in Cina – sono in grado di volare a una velocità fino a 75 miglia all’ora, (122 Km circa), mentre trasportano un carico fino a 3.5 once, (99.22 grammi circa).  I volatili potranno essere utilizzati dai militari cinesi per mantenere le comunicazioni tra gli oceani in caso di guerra, ma anche nelle aree montuose dell’Himalaya viste le frizioni con l’India. I cinesi li hanno allevati per le competizioni sportive da secoli. Ora invece li acquistano spendendo ingenti somme di danaro. Molti esemplari al costo di 20 mila sterline l’uno.

Nel 2013 la Cina ha sequestrato 1.200 piccioni da competizione dal Belgio in una disputa fiscale sui dazi doganali. Questi piccioni erano stati acquistati all’asta in Belgio da clienti cinesi. Il piccione ‘corridore’ più costoso allora, Bolt – secondo fonti della BBC – fu venduto ad un uomo d’affari cinese per 260 mila sterline. Era tra i quattrocento sequestrati e poi rilasciati in un accordo. Mentre invece i media cinesi dichiararono una somma altamente inferiore. Bolt poi fu trasferito a Pechino con il nuovo proprietario, non prese parte alle gare ma usato solo per l’allevamento – riferiscono.

Un ricco cinese nel 2019 ha pagato il prezzo record mondiale di 1.43 milioni di sterline per un piccione di razza belga a un’asta. Il celebre allevatore belga era Gaston Van de Wouwer che andò in pensione a 76 anni. Tutti i volatili, 445, furono messi all’asta e la vendita complessiva fu di circa 4.48 milioni di sterline.

Il piccione viaggiatore belga Armando, nel 2019 era stato pagato un prezzo record di 1 milione e 25 mila Euro in un’asta online – riferì la CBS News. Il piccione premiato Armando era il miglior velocista nelle lunghe distanze di tutti i tempi. Acquistato da un cinese era stato addestrato dall’allevamento Joel Verschoot, ubicato a Ingelmunster, nell’ovest del Belgio. Nel 2018 Armando arrivò primo in una delle maggiori competizioni in Europa.

Piccione belga Armando

Pare che i belgi siano i migliori allevatori al mondo di piccioni viaggiatori per la loro esperienza generazionale e dedizione. “Tutti sono interessati ai nostri piccioni“- ha detto Pascal Bodengien all’Associated Press.

Nel 2017 fu catturato un piccione viaggiatore in Cina che pareva trasportare segreti importanti. Si sospettò di spionaggio straniero – scrisse il South China Morning Post. Un cittadino di Nanjing della provincia di Jiangsu chiamò la polizia dopo averlo trovato a casa sua con un messaggio sospetto legato alla zampetta.

Lo scorso febbraio è stato rilasciato in India un piccione viaggiatore, fermato nel 2023 e tenuto in detenzione per circa otto mesi. La polizia indiana sospettava fosse un piccione spia cinese – come scrisse The Guardian. In questo caso non lo era, ma anche altre volte un piccione venne sospettato in India. Nel 2016, un volatile era stato trovato con un messaggio che minacciava il Primo ministro Narendra Modi.

Secondo un articolo della Reuters del giugno del 2023, per la polizia indiana i piccioni viaggiatori sono una specie di rete di protezione. Furono vitali nel 1999 quando un violento ciclone si abbatté nelle aree della costa, così come nel 1982 durante gli alluvioni. Per questo li allevano e addestrano tutt’ora. “Anche nella circostanza improbabile che tutti i mezzi di comunicazione si interrompessero un domani, i piccioni non fallirebbero mai”: ha dichiarato un collaboratore della polizia indiana.

Ora, più in dettaglio, come mai l’intelligence militare cinese investe così tanto denaro nei piccioni viaggiatori militari? Questi volerebbero senza problemi anche nelle zone impervie dell’Himalaya e in caso di black-out informatico dovuto ad un disastro nucleare tipo Fukushima, o all’inizio di una guerra internazionale – fa paura definirla Terza Guerra Mondiale – i piccioni viaggiatori sarebbero gli unici capaci di levarsi in volo a rivelare informazioni essenziali. Servono anche per non essere intercettati. Tutte le moderne tecnologie possono essere captate. I messaggi dei piccioni viaggiatori invece solo se i volatili vengono abbattuti da falchi o da fucili da caccia. Ma sarebbe davvero difficile individuarli. I piccioni viaggiatori, se catturati poi, garantiscono il silenzio assoluto e il messaggio che trasportano difficile da decriptare. Sono importanti quindi non solo in assenza di segnale di trasmissioni dati causati da un qualche attacco nucleare. Sono tornati utili nello spionaggio. Nessun radar li può rilevare.

Jicky, Hazel Juvenal-Smith, l’agente segreto britannico della Seconda Guerra Mondiale, che operava per Churchill in Francia, agli inizi del 2000, ne vide uno a Sirolo, in provincia di Ancona, sui tetti di fronte casa sua. Conoscendo le disposizioni internazionali in vigore fino a qualche anno prima, che prevedevano, in caso di rinvenimento di questi uccelli, l’immediata comunicazione alle autorità competenti, si attivò immediatamente per attivare le procedure necessarie anche se poi il colombo fece in tempo a volar via.

Casa di Jicky a Sirolo a sinistra. Sul tetto a destra fu rinvenuto un piccione viaggiatore

Jicky era specializzata nell’intelligence britannica, oltre alla perizia calligrafica, nel settore delle comunicazioni coi piccioni viaggiatori.

Si trattava dell’MI14 e consisteva nella gestione dei report che tornavano con i piccioni inviati nelle nazioni occupate e poi trasmessi al Foreign Office. I nazisti passavano immediatamente alle armi chi li teneva nelle abitazioni.

Jicky sapeva che ogni agente britannico infiltrato col paracadute nell’Europa occupata aveva a disposizione due piccioni viaggiatori, al momento del lancio, nascosti in due calzini che lasciavano libera la loro testa. Il primo piccione veniva rimandato indietro all’atterraggio per trasmettere a Bletchley Park, la stazione di decriptazione di Alan Turing, che il lancio era andato a buon fine. Il secondo, quando l’agente voleva far sapere di voler essere ripreso avendo terminato la sua missione. Jicky era impegnata in questo ambito dell’intelligence britannica. E lo sbarco in Normandia, 80 anni fa, riuscì anche grazie ai piccioni viaggiatori. Un centinaio di loro fu inviato nel D-Day, il 6 giugno del 1944. Esemplari stavano a bordo di imbarcazioni vicino alla costa in Normandia quando la flotta d’invasione degli Alleati era in silenzio radio per evitare di essere rilevata dai nemici. Nel momento opportuno, un piccione fu liberato e volò per 150 miglia, (241 Km), attraverso la Manica verso un campo della RAF nel West Sussex dove comunicò, dopo poche ore, che lo sbarco era iniziato.

Messaggio in una capsula per il piccione

I piccioni più meritevoli, furono premiati come eroi di guerra alla fine del conflitto. Uno di loro si chiamava Paddy.

Ora i piccioni viaggiatori sono di nuovo fondamentali nel piano di riserva della comunicazione della difesa della Cina. Dei valorosi militari addestrati dell’Esercito Popolare di Liberazione.

Contenitori originali per i messaggi dei piccioni. Courtesy of Colin Hill
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Nicoletta Maggi è interprete simultanea e giornalista. Risiede nelle Marche, ma lavora da molti anni a Roma come addetto stampa. Ha lavorato in Inghilterra e in Germania.